Lo puntualizziamo subito così da evitare misunderstanding: non parliamo di chenin blanc. Il San Martino 210 del 2007 è infatti frutto di un assemblaggio più casereccio (trebbiano, malvasia, ansonica). Tranquillizzatevi quindi, non si esce degli schemi della tradizione toscana in quanto a varietà utilizzate. La Busattina e’ un azienda maremmana che lavora in biodinamica (certificata dal marchio Demeter) e che ci regala sensazioni d’oltralpe, almeno nel confezionare questa stimolante creazione vinosa. Vouvray? Savennieres? Maddeché, San Martino sul Fiora in provincia di Grosseto. Eppure nel bicchiere analogie a go-go. Intanto aprite la boccia e stupitevi.Cromaticamente è ricco. Al naso: frutta gialla, fiori, verve aromatica. Un ingresso quasi dolce (proprio come per alcune produzioni della Loira, viene volutamente interrotta la fermentazione alcolica, lasciando un residuo zuccherino percettibile) che si risolve in un finale succulento con mineralità ed acidità da vendere. L’assetto gustativo verte tutto sul contrasto dolce/sapido e questo crea una dinamica giocosa al momento dell’abbinamento cibo-vino. Insomma, si attinge a piene mani, qui in Maremma, e non si può dire che manchino modelli o punti di riferimento. E’ pur vero che se si vuole fare vini biodinamici e si cerca ispirazione, dove si può pescare se non nell’angolo della Francia che ha dato i natali a Nicolas Joly, padre della famosa Coulée de Serrant ? Io trovo idea e risultato avvincenti. Di certo non è un vino semplice, l’evidente “morbidezza” regala tratti che possono apparire dissonanti al neofita. Per bevitori esperti - verrebbe da dire -ma siamo sicuri che sia un limite?
Mauro Mattei - www.intravino.com
mercoledì 10 marzo 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento