lunedì 23 gennaio 2012
terre_eteree2008_emilio_falcione_maremma
Terre Eteree 2008 Igt Maremma Toscana, Sangiovese e Ciliegiolo, La Busattina di Emilio Falcione.
Produttore con la fissa della biodinamica e della azienda agricola a ciclo chiuso.
Con i tempi che corrono caratterizzati da una accanita caccia alle streghe e un filoscientismo al limite del fondamentalismo e una incrollabile fiducia nelle parole e nei prodotti delle multinazionali oramai diventate sacerdotesse laiche e una industrializzazione massificata dei cervelli.
Ho quasi timore nel dire che da anni, molti anni, Emilio Falcione è un contadino che sostiene la necessaria difesa, anzi l’autodifesa della cultura agricola e del passaggio dalla agricoltura convenzionale a quella organica per arrivare infine a quella biodinamica.
Dagli anni ottanta sente imprescindibile l’obbligo morale di sganciarsi dalla schiavitù verso le industrie chimiche “Anziché attingere esclusivamente alla fonte solare, l’umanità ha iniziato a bere i primi sorsi di petrolio” M. Pollan.
Emilio vuole ritornare all’humus, alla vitalità della terra.
Venti ettari dedicati all’allevamento di capre, suini, asini, galline, pecore, olivicoltura, seminativo e cinque alla viticoltura con varietà tipiche pressochè a ciclo chiuso.
Ha anche la fissa della preservazione di antiche varietà cerealicole, orticole e animali (anche questo argomento è diventato come fumo negli occhi per gli scienziati e i loro apostoli che lo vedono come bieco comportamento reazionario e antimoderno).
Le oche pascolano tra i filari insieme alle pecore e alle capre.
Molto cool.
Però mi dicono funzioni benino come diserbo, oltretutto a impronta carbonica zero e concimazione gratuita.
E’ un anno che avevo comprato questo vino che è a base di Sangiovese e Ciliegiolo.
Non mi decidevo ad aprirlo riponevo molte speranze e non volevo avere sorprese, poi ho deciso così senza pensarci su.
Il Ciliegiolo mi raccontano alleggerisce il corpaccione surmaturo e ridondante del Sangiovese di maremma.
Macerazioni lunghe e affinamenti in barrique usate.
Per un vino ruspante.
Il mio era ridotto all’inizio.
Ho pazientemente aspettato, non pochissimo devo dire.
Dopo di che è esploso con forza.
Profumi scoppiettanti sempre condotti sul filo instabile della rusticità educata.
Terroso di humus e di champignon con la viola e le ciliegie sotto a spingere.
Bocca leggermente ruvida e vegetale ingentilita da una dolcezza di fiori e frutta.
Spremuta di ciliegie e caramelle alla viola-liquerizia (che da noi in piemonte si chiamano” butun del preive” bottoni del prete).
Succoso.
Mutevole, mai fisso, altalenante fra eleganza e understatement.
Bel vino e, credo, bella espressione del territorio.
Bonne degustation
Luigi
Produttore con la fissa della biodinamica e della azienda agricola a ciclo chiuso.
Con i tempi che corrono caratterizzati da una accanita caccia alle streghe e un filoscientismo al limite del fondamentalismo e una incrollabile fiducia nelle parole e nei prodotti delle multinazionali oramai diventate sacerdotesse laiche e una industrializzazione massificata dei cervelli.
Ho quasi timore nel dire che da anni, molti anni, Emilio Falcione è un contadino che sostiene la necessaria difesa, anzi l’autodifesa della cultura agricola e del passaggio dalla agricoltura convenzionale a quella organica per arrivare infine a quella biodinamica.
Dagli anni ottanta sente imprescindibile l’obbligo morale di sganciarsi dalla schiavitù verso le industrie chimiche “Anziché attingere esclusivamente alla fonte solare, l’umanità ha iniziato a bere i primi sorsi di petrolio” M. Pollan.
Emilio vuole ritornare all’humus, alla vitalità della terra.
Venti ettari dedicati all’allevamento di capre, suini, asini, galline, pecore, olivicoltura, seminativo e cinque alla viticoltura con varietà tipiche pressochè a ciclo chiuso.
Ha anche la fissa della preservazione di antiche varietà cerealicole, orticole e animali (anche questo argomento è diventato come fumo negli occhi per gli scienziati e i loro apostoli che lo vedono come bieco comportamento reazionario e antimoderno).
Le oche pascolano tra i filari insieme alle pecore e alle capre.
Molto cool.
Però mi dicono funzioni benino come diserbo, oltretutto a impronta carbonica zero e concimazione gratuita.
E’ un anno che avevo comprato questo vino che è a base di Sangiovese e Ciliegiolo.
Non mi decidevo ad aprirlo riponevo molte speranze e non volevo avere sorprese, poi ho deciso così senza pensarci su.
Il Ciliegiolo mi raccontano alleggerisce il corpaccione surmaturo e ridondante del Sangiovese di maremma.
Macerazioni lunghe e affinamenti in barrique usate.
Per un vino ruspante.
Il mio era ridotto all’inizio.
Ho pazientemente aspettato, non pochissimo devo dire.
Dopo di che è esploso con forza.
Profumi scoppiettanti sempre condotti sul filo instabile della rusticità educata.
Terroso di humus e di champignon con la viola e le ciliegie sotto a spingere.
Bocca leggermente ruvida e vegetale ingentilita da una dolcezza di fiori e frutta.
Spremuta di ciliegie e caramelle alla viola-liquerizia (che da noi in piemonte si chiamano” butun del preive” bottoni del prete).
Succoso.
Mutevole, mai fisso, altalenante fra eleganza e understatement.
Bel vino e, credo, bella espressione del territorio.
Bonne degustation
Il Ciliegiolo 2007 mi da’ il benvenuto con la sua freschezza, ed il bianco IGT S.Martino allieta il naso con il suo profumo. Completamente biodinamica, la Busattina produce vini da ciliegiolo, trebbiano, malvasia, sangiovese ed ansonica, in una superficie vitata di meno di 5 ettari. I loro vini meriterebbero di essere assaggiati con più calma ed attenzione, ma anche così lasciano un’impressione di grande professionalità, attenzione e passione. Sono vini della terra, dove aromi e sapori ricordano molto bene i boschi della Maremma ed il profumo marino dell’Argentario.
Rolando - storiedelvino.comI Vini del Critical Wine
Andrea Petrini percorsidivino.blogspot.com